Sclerosi multipla: 11 proteine possono prevedere la disabilità a lungo termine

Un panel di 11 proteine sarebbe sufficiente a predire gli esiti della disabilità a lungo termine nelle persone con sclerosi multipla. Le proteine identificate, inoltre, potrebbero essere oggetto di trattamenti personalizzati, sulla base della gravità prevista. È quanto emerge da una ricerca condotta da un team guidato da Julia Akesson, della Linkoping University e dell’University of Skovde (Svezia). Lo studio è stato pubblicato Nature Communications.

Lo studio
Nella sclerosi multipla la progressione della malattia varia in modo considerevole da persona a persona. Per le persone in cui si suppone una forma della malattia più grave, è importante avviare il prima possibile gli opportuni trattamenti.
Il team di ricerca ha analizzato quasi 1.500 proteine in campioni ottenuti da 92 persone con sclerosi multipla sospetta o diagnosticata recentemente. I dati delle analisi delle proteine sono stati combinati con altre informazioni sui pazienti, come disabilità, risultati di esami di imaging del sistema nervoso e terapie ricevute.

Usando strumenti di machine learning, i ricercatori hanno individuato le 11 proteine che potrebbero aiutare a prevedere la progressione della malattia: CXCL13, LTA, FCN2, ICAM3, LY9, SLAMF7, TYMP, CHI3L1, FYB1, TNFRSF1B e NfL. Inoltre, il team ha confermato che la proteina nota come catena leggera del neurofilamento (NfL), rilasciata dagli assoni dei neuroni danneggiati, è un biomarker affidabile per valutare l’attività della malattia a breve termine. “Abbiamo anche concluso che è importante valutare queste proteine nel liquido cerebrospinale anziché nel sangue, perché questa misurazione cerebrale riflette meglio ciò che sta accadendo nel sistema nervoso centrale,” sottolinea Julia Akesson, leader del team di ricerca.

Uno dei principali punti di forza dello studio è che la combinazione di proteine trovata nel gruppo di pazienti da cui sono stati prelevati i campioni presso l’ospedale universitario di Linköping è stata successivamente confermata in un gruppo separato composto da 51 pazienti affetti da sclerosi multipla, campionati presso l’ospedale universitario Karolinska di Stoccolma.

Fonte: Nature Communications 2023

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